Comunicato MacroRegione Triveneta – Dopo il convegno di Villa Pisani

MACROREGIONE TRIVENETA :
DOPO IL CONVEGNO DI VILLA PISANI
IL COMITATO E IL PERCORSO SONO (ancor di più) PER TUTTI!




Il Comitato organizzatore del convegno di Villa Pisani del 12 marzo 2016 e in particolare il Presidente Ivone Cacciavillani con i vicepresidenti, Ferruccio Bresolin, Ulderico Bernardi ed Ermanno Chasen, intendono ringraziare i tanti partecipanti, i moltissimi amministratori e sindaci di comuni e delle principali aree urbane veneti, oltre che i relatori, per aver consentito un momento di intenso e concreto lavoro su contenuti reali, nonché di dialogo senza pregiudizi reciproci, avendo tutti rispettato l’iniziativa anche come una possibilità di luogo esclusivamente civico, non partitico, solamente determinato dal bene comune per le popolazioni cui apparteniamo.
Il dibattito di sabato 12.3 fra gli amministratori per certi tratti ha – come è naturale – anche anticipato momenti successivi a quelli oggetto dei lavori della mattinata, già proiettando le questioni a quando – come si spera – il Parlamento dovrà soppesare le decisioni legislative dopo il passaggio referendario.
Ciò è prova e conferma dell’accorata attenzione che tanti esponenti delle Amministrazioni comunali stanno dedicando al progetto proposto e di ciò li ringraziamo, così come ringraziamo l’apporto al dibattito che ha voluto assicurare, a mezzo stampa, anche il Segretario della Lega Nord, impegnato nel sostenere una proposta referendaria autonomista per il Veneto.
Proprio quest’ultimo intervento – che, come detto, fa eco ad altri accenti di costruttiva preoccupazione emersi nel dibattito a Villa Pisani - consente di riprecisare gli scopi stessi del Comitato.
In particolare, allorquando si dubita di superare il vaglio delle decisioni parlamentari finali, a causa di possibili resistenze da parte delle regioni e delle provincie “speciali” per conservare “loro privilegi”, in realtà già ci si immedesima in quel che potrebbe essere il dibattito politico referendario e post-referendario in vista dell’eventuale legge costituzionale di fusione delle Tre Venezie.
In altri termini, i pericoli saggiamente paventati dal Segretario della Lega riguardano il “come” unire l’area triveneta ovvero il momento nel quale le forze politiche e parlamentari dovranno affrontare, confrontare e sintetizzare posizioni e interessi che saranno certamente anche assai diversificati.
Il Comitato si propone, tuttavia, di operare in un terreno diverso, del tutto prepartitico, non parlamentare e pre-decisionale, piuttosto culturale, partecipativo e istituzionale. Per questo, il Comitato vuole innanzitutto profondere ogni sforzo non già per denunciare, da un lato, presunti “privilegi” a favore di alcuni o, dall’altro, palesi ingiustizie a danno di altri, ma per dare visibilità alla dirimente convinzione secondo la quale – come ha ben illustrato il prof. Bresolin nella relazione introduttiva del convegno – il mettere assieme i nostri territori darà luogo non a una “sommatoria”, bensì ad una vera e propria “moltiplicazione” di risorse e opportunità, con maggiori benefici anche per chi oggi gode di uno status "speciale".

Non a caso l’evento di Villa Pisani è stato intitolato: “Un solo Triveneto per lo sviluppo di TUTTI”.

Perciò é necessario che ogni realtà culturale, associativa e politica possa, in questa prima essenziale fase, fornire il proprio contributo per evidenziare soprattutto questo “bene comune”, più interessante e probabilmente in parte inclusivo degli interessi particolari, seguendo l’insegnamento di maestri del pensiero politico e giuridico, quali Feliciano Benvenuti, tante volte citato nelle settimane scorse e ai lavori di Stra, e Gianfranco Miglio, che già nel 1999 chiedeva “un ormai improrogabile rimaneggiamento dell’attuale ordinamento regionale”, affermando “con chiarezza che le Regioni non sono soltanto autorizzate, ma addirittura tenute a cercare e a favorire accordi tra loro: seguendo e assecondando il naturale intreccio interregionale dei bisogni e degli interessi” (cfr G. Miglio, L’asino di Buridano, Guerrini e Associati, 1999).
Se Miglio definiva questo monito come “improrogabile” diciassette anni or sono, oggi sentiamo di non poterci perdonare, come cittadini, una ulteriore inerzia, a fronte di scenari profondamente mutati, che – come l’EUSALP opportunamente promossa anche da Veneto e Lombardia - impongono ancor più perentoriamente la costruzione di nuovi attori istituzionali territoriali, per favorire una stagione di nuova crescita e nuova occupazione che drammaticamente tarda ad arrivare.

Per questa urgenza (e augurandoci che nel frattempo siano messi a punto anche altri utili strumenti, come il referendum di cui alla LR 15/14, del tutto complementare e rafforzativo del progetto di macroregione), il Comitato propone una “strada” procedurale esistente, che non deve essere inventata, ma che è già precisamente disciplinata dall’art. 132 della Costituzione e, soprattutto, dalla Legge 352/1970, dove - con perifrasi che sembrano per il vero assai poco interpretabili - si affida a “tanti consigli comunali che rappresentino almeno un terzo della popolazione complessiva delle regioni di cui si tratta” il potere di determinare un referendum nelle stesse “regioni della cui fusione si tratta”.
Se il segretario della Lega teme un vaglio preliminare alla procedura da parte della Corte Costituzionale, va per chiarezza precisato che nessun preventivo interpello alla Consulta è possibile nel nostro ordinamento, né è prescritto per il caso di fusione di Regioni dalla Costituzione o dalla legge 352/70, ove si prevede solo la delibazione del preposto Ufficio della Corte di Cassazione, che dovrebbe in particolare, verificare “che sia raggiunto il numero minimo prescritto delle deliberazioni” dei Consigli comunali.
Per il vero, la Corte Costituzionale si é occupata dell’art. 132 solo con riferimento a dei casi in cui alcuni territori avrebbero voluto una “secessione” da una Regione per formarne una nuova. E in quel caso la Consulta ha espresso un certo disfavore per il formarsi di una ennesima “gravosa istituzione …con nuove maggiori spese” (sentenza n. 278/11), cosicché la (ancora mai esplorata in Italia) opposta procedura di fusione di Regioni dovrebbe semmai dirigersi proprio nel senso indirettamente auspicato dai Giudici Costituzionali.
Non solo. E’ proprio il più radicale spirito costituzionale che va indicato a parametro per tutti, Parlamento, Istituzioni e partiti, soprattutto con riferimento al sommo principio per cui la sovranità deve appartenere realmente al popolo. E qui sovviene quel che i padri Costituenti avvertivano proprio all’inizio del percorso di scrittura della disciplina costituzionale delle Autonomie territoriali, ammonendo che lo Stato “prima di stabilire quali dovranno essere le nuove Regioni italiane dovrebbe conoscere l’effettiva volontà delle popolazioni locali” (Atti Assemblea Costituente, 17 dicembre 1946).

Dunque, raccogliendo quest’antico ma sempre nuovo invito dei Costituenti, il primo vero obiettivo appare quello di arrivare al referendum per discutere “con” e “nelle” popolazioni trivenete il grande progetto di sviluppo per tutti di un unico Triveneto che ha animato il convegno di Stra. Solo dopo la consultazione referendaria, attivabile esclusivamente su richiesta dei Comuni, quando, cioè, il legislatore sarà chiamato a considerare la volontà popolare, si vedrà quanto i “privilegi” saranno fatti prevalere sul “bene comune”. Non abbiamo dubbi che, in quel secondo momento di discussione parlamentare, molte forze politiche (tri)venete (fra cui quelle che hanno forgiato la propria identità sull'opposizione al centralismo) saranno a fianco del popolo.
Proprio per questo, se si vuole davvero arrivare a breve al momento in cui il Parlamento avrà l’obbligo di decidere se far rinascere il Nordest, dobbiamo essere uniti, affinché si possa restituire la sovranità al popolo triveneto, attraverso una grande occasione referendaria da azionare secondo i passaggi indicati dalla legge 352/70, con le richieste di tutti, ma proprio tutti, i rappresentanti nei consigli comunali.


Ufficio stampa Comitato Macroregione Triveneta

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